L’epatite C è una malattia cronica, causata da un virus che può colpire il fegato, sono stati finalmente approvati due farmaci per la cura dell’epatite C

Un’altra grande notizia nel campo delle malattie infettive: la recente approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco di due farmaci innovativi con proprietà antivirali per il trattamento dell’epatite C. Questi due nuovi medicinali sono stati sperimentati in diversi paesi ed hanno mostrato risultati sorprendentemente positivi nella cura di questa condizione patologica. La loro disponibilità sul mercato italiano è un’ottima opportunità per quei pazienti che soffrono già dalla forma cronica e non-cronica della malattia, poiché significherà tempi più brevi e meno effetti collaterali dovuti al trattamento. Con l’arrivo sullo scaffale degli scaffali farmaceutici italiani, sembra esserci finalmente un barlume di speranza per tutti coloro che vengono affetti dall’epatite C.

Epatite C: cos’è sintomi e trasmissione

L’epatite C è una malattia infettiva causata da un virus del genere HCV che può essere fatale se non trattata tempestivamente. La sua diffusione è in aumento a causa della mancanza di un test di screening efficace e di contromisure preventive.

I sintomi sono generalmente sottili e si rilevano solo in uno stato avanzato della malattia. In generale, i sintomi dell’epatite C variano da individuo a individuo, ma comprendono una o più delle seguenti condizioni: prurito,, dolore addominale o al fianco destro, affaticamento, perdita di appetito, scarsa energia, ittero (osservabile anche come giallastro nella pelle o negli occhi), urine scure, dolore articolare e nausea.

La presenza di sintomi tende ad aumentare con l’avanzare della malattia e la sua gravità dipende dai casi. L’epatite C è spesso trasmessa attraverso il sangue infetto. Il contagio può avvenire per condivisione di utensili da taglio o trance (come bicchieri, cucchiai e spatole) mescolati con il sangue infetto che entra in contatto con la pelle in buone condizioni di salute.

In alcuni casi può essere trasmessa sessualmente o passata da madre a figlio durante il parto. Ci sono anche alcune forme rare di trasmissione aerea, come ad esempio la condivisione del respiro con le persone affette da epatite C attiva.

Il rischio di contrarre l’epatite C a seguito di un esposizione accidentale è basso (solo circa lo 0,3%-1%). Il modo più sicuro per prevenire l’epatite C è evitare situazioni in cui ci si possa ammalare; ad esempio evitare il contatto diretto con sangue infetto.

Inoltre è consigliabile praticare comportamenti sicuri quali l’uso del preservativo durante i rapporti sessuali e limitare il numero dei partner a cui si è legati. Se desiderate ulteriori informazioni sull’epatite C e i suoi sintomi e trasmissione è essenziale consultare un medico o un esperto prima di prendere qualsiasi decisione riguardo al proprio trattamento.

Il trattamento dell’epatite C

Il trattamento dell’epatite C è una priorità assoluta della ricerca farmacologica, poiché la malattia può causare gravi danni all’organismo e, se non adeguatamente controllata, può portare a complicazioni potenzialmente fatali.

La sintomatologia dell’epatite C può variare da paziente a paziente, ma in generale è caratterizzata da una serie di sintomi come affaticamento, perdita di peso, nausea e diarrea. Inoltre, si possono presentare anche dolore nella parte alta della schiena o dolore addominale inferiore.

I trattamenti farmacologici per l’epatite C sono in primo luogo progettati per ridurre i livelli di virus nel sangue. A questo scopo, i medici prescrivono solitamente un regime di farmaci antivirali combinati con immunomodulatori. Questo trattamento può portare ad una riduzione significativa dei livelli virali nel sangue ed è particolarmente indicato in caso di epatite cronica.

Tuttavia, ci sono anche alcuni farmaci più recenti che possono essere usati come terapia di base per l’epatite C senza somministrazione di immunomodulatori. Nonostante i progressi nella diagnosi e nel trattamento dell’epatite C, il rischio di complicanze per il paziente resta sempre alto senza un controllo adeguato.

Pertanto, è importante che ogni persona affetta dall’epatite C riceva assistenza medica continua e monitoraggio da parte di un medico specialista per garantire che i farmaci prescritti siano correttamente gestiti e che siano adeguatamente prescritti per il trattamento della malattia.

Epatite C: i nuovi farmaci

L’epatite C è una malattia infettiva del fegato causata da un virus chiamato HCV (virus dell’epatite C). Negli ultimi anni sono stati sviluppati nuovi farmaci antivirali, in grado di aiutare a curare l’infezione da HCV.

Questi farmaci sono stati sviluppati in collaborazione tra vari gruppi di ricerca, tra cui quello dell’Università di Torino. Molte persone si ammalano di epatite C ogni anno, ma grazie a questi nuovi farmaci, i tassi di guarigione possono ora essere davvero eccezionali.

Questi farmaci sono molto più efficaci dei precedenti farmaci utilizzati per trattare l’epatite C e possono offrire una possibilità di guarigione maggiore del 95%. Questi farmaci antivirali hanno una serie di vantaggi rispetto agli altri trattamenti per l’epatite C.

Innanzitutto, possono essere assunti per via orale, invece che somministrati per via endovenosa come avveniva con i precedenti farmaci. Inoltre, non sono necessari altri tipi di intervento o esami invasivi aggiuntivi, che in alcuni casi possono essere necessari con i precedenti trattamenti.

Un altro vantaggio importante è la durata del trattamento: con questi nuovi farmaci, i pazienti hanno bisogno solo di prendere una singola pillola al giorno per 8-12 settimane per curare la malattia. Inoltre, non c’è bisogno di monitorarne gli effetti collaterali o eseguire regolari controlli di laboratorio.

In Italia, questi nuovi farmaci sono stati introdotti nel 2017 e sono già disponibili con successo nelle maggior parte delle strutture sanitarie pubbliche e private. Questa disponibilità più ampia consentirà a più persone di godere della possibilità di curarsi definitivamente e in modo sicuro.

In conclusione, è evidente che i nuovi farmaci contro l’epatite C rappresentano un grande passo avanti nella lotta contro la malattia. Con la loro maggiore efficacia rispetto a quelli precedentemente disponibili e la loro facile accessibilità, essi forniscono alle persone infette una maggiore possibilità di guarigione.

Farmaci per l’epatite C in Italia

In Italia, la terapia per l’epatite C è stata radicalmente trasformata dal 2015 quando sono stati introdotti nuovi farmaci antivirali per curare questa patologia. Queste terapie hanno aumentato la sopravvivenza delle persone affette da questa malattia a lungo termine e hanno sostanzialmente ridotto la portata del virus nel corpo.

Questo ha comportato un’enorme diminuzione della mortalità correlata all’epatite C: prima del 2015, il numero di decessi annuali in Italia era stimato intorno ai 10.000, ma tra il 2017 e il 2018 è sceso a soli 500.

I farmaci antivirali sono stati un enorme passo avanti nella lotta contro l’epatite C e i protocolli di trattamento ora prevedono che vengano utilizzati per fornire un sollievo a breve e lungo termine degli effetti da essa prodotti.

Sono disponibili vari farmaci antivirali per combattere l’epatite C in Italia, tra cui Harvoni, Interferon Alphacon-1, Sovaldi e Viekirax. Questi farmaci sono disponibili su prescrizione medica ed è possibile acquistarli da qualsiasi farmacia autorizzata.

Anche se nonostante l’introduzione di questi nuovi farmaci l’epatite C rimane ancora una patologia pericolosa, le maggiori opportunità terapeutiche offrono una speranza alle persone affette da questa malattia. Inoltre, grazie al trattamento con i farmaci antivirali è sempre più probabile che l’epatite C venga trattata in modo efficace e con successo in Italia.

Come funzionano i nuovi farmaci?

I nuovi farmaci contro l’epatite C stanno arrivando in Italia, offrendo promettenti risultati ad alcuni pazienti. La maggior parte dei farmaci moderni si basano sulla tecnologia di inibizione della proteasi, che blocca l’enzima responsabile del replicarsi del virus dell’epatite C e della produzione di virioni.

Questa tecnologia non è esclusiva per i farmaci epatitici, ma è una strategia condivisa da molti farmaci per il trattamento di diverse condizioni patologiche. Queste medicine possono venire prese per via orale, solitamente due volte al giorno, indipendentemente dall’alimentazione.

Il regime di trattamento può variare da paziente a paziente e solitamente dura 24-48 settimane. L’obiettivo principale della terapia è quello di sradicare il virus dal corpo del paziente, così da non portare sintomatologie ed effetti collaterali. Per essere certi di tale obiettivo, è fondamentale l’assunzione corretta e regolare della cura prescritta.

Di conseguenza, si raccomandano test diagnostici periodici poiché potrebbero verificarsi resistenze ai farmaci prescritti o possibile recidiva. Sebbene lo scopo finale sia quello di sradicare completamente il virus, un grande tasso di successo – tra l’80-90% – è stato registrato nei casi in cui i farmaci sono stati somministrati correttamente e in maniera regolare.

Cosa succede nel caso in cui la terapia fallisca? In questo caso, occorre rivedere la strategia terapeutica, cambiando lo schema dosaggio oppure optando per una seconda linea terapeutica (con una differente forma di farmaco).

Bisogna sottolineare nuovamente l’importanza della diagnosi periodica poiché se il virus non viene completamente sradicato dopo il primo ciclo terapeutico è estremamente probabile che aumentino le resistenze ai medicinali già assunti.

Talvolta può essere prescritta una terapia combinata di più farmaci che agiscano su più target o con caratteristiche differenti che aiutino contro le resistenze.

Quali sono gli effetti collaterali dei nuovi farmaci?

I nuovi farmaci per l’epatite C, giunti da poco in Italia, rappresentano una grande conquista in termini di prevenzione e cura della malattia. Tuttavia, sia prescrittori che pazienti devono prendersi consapevolezza dei possibili effetti collaterali legati a queste terapie, anche se oggi generalmente sono ben tollerati.

Sono infatti esisti stati segnalati di insorgenza di reazioni avverse, tali da obbligare il medico a interrompere il trattamento. In generale, le reazioni negativi più comunemente riportate possono includere affaticamento, nausea, vomito o alopecia.

In alcuni casi, i pazienti possono sperimentare disturbi gastrointestinali moderate ed episodi di debolezza muscolare generalizzata. Si è riscontrata anche una possibile riduzione relativa nella funzionalità renale ed epatica con un maggiore rischio di sviluppare sintomi da intossicazione; un aumento della bilirubina e una transaminasi più elevata rispetto agli standard sono stati spesso di segnalati.

Gli effetti più gravi sono tuttavia rari e possono includere reazioni allergiche gravi o infusione-dipendenti, in cui il paziente può sperimentare uno shock anafilattico o un’insorgenza di vertigini e confusione. Inoltre, può esserci l’insorgenza di una sindrome renale tubulo-interstiziale con una ridotta funzionalità renale accompagnata, nella peggior degli scenari, all’anuria.

Inoltre, il trattamento può causare anche episodi di insufficienza epatica con ascite ed encefalopatia, correlata a problemi connessi all’epatite biliare cronica ed epatite autoimmune.

Infine, non devono essere trascurati i rischi associati a specifiche condizioni pre-esistenti quali diabetici, insufficienze cardiovascolari o renali preesistenti o infezioni HIV/HCV coinvolte nelle terapie farmacologiche contro l’epatite C.

Questo implica la necessità di comunicare costantemente con il proprio medico curante per monitorare attentamente qualsiasi variazione degli esami di laboratorio (livelli di confidenza per bilirubina ed altri indicatori) o l’insorgenza di effetti collaterali indesiderati durante la terapia farmacologica.